PREDESTINATION – Beetlejuice

PREDESTINATION

“Cosa faresti se te lo potessi mettere davanti?
L’uomo che ha rovinato la tua vita?
Se ti garantissi che la faresti franca,
lo uccideresti?”
Predestination | Recensione film | Screenshot 2

Ethan Hawke è uno di quegli attori che alla bravura unisce la capacità di saper scegliere con un minimo di senno i copioni. Così, pur dedicando gran parte del tempo al cinema indipendente e d’autore (in primis la produzione di Richard Linklater), le sue capatine nel cinema di genere sono sempre state degne di nota, vedi gli esempi di SinisterDaybreakers e soprattutto quella perla che è  Gattaca.  Non dimentichiamo poi che Ethan Hawke esordisce nell’anno di grazia 1985 con Explorers, una delle pellicole più iconiche della fantascienza anni ’80 (cioè la fantascienza più iconica di sempre). Come dire: il primo amore non si scorda mai.

Predestination è una di quelle pellicole che potete dimenticarvi di guardare sul divano, rilassandovi e ingozzandovi di patatine,  per svuotare il cervello dopo una giornata impegnativa. Cercare di capire questo film senza prestare la più totale attenzione  è come pretendere di capire la teoria della stringhe durante un addio al celibato.

Predestination | Recensione film | Screenshot 1

La sceneggiatura infatti è tratta dal racconto “Tutti voi zombie” (originariamente “Tutti i miei fantasmi” in Italia), un racconto brevissimo di Robert Heinlein che, vi assicuro, potete leggere quante volte volete, ma alla fine non ci capirete mai un dannato accidente. Il film su molti aspetti è decisamente più chiaro, rimane fedele al racconto ma lo espande e lo arricchisce per dare alla storia una forma più compiuta e comprensibile. La messa in scena di Predestination è fortemente teatrale, perché l’azione non è certamente protagonista, al contrario dei lunghi dialoghi e dei primi piani che la fanno da padrone. Se la cosa funziona bene, dobbiamo ringraziare  il soggetto spiazzante del racconto di Heinlein e l’efficace rappresentazione delle sue scene chiave avanti avanti e indietro nel tempo. Metteteci poi il buon vecchio Ethan Hawke, che con lui davanti alla macchina da presa tutto funziona decisamente meglio, e avrete un film che vale la pena guardare.

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