
Se avete avuto la fortuna di vedere questa pellicola al ToHorror Film Fest, probabilmente una parte del vostro cervello avrà continuato a farsi la mia stessa domanda e cioè: “Ma che diavolo ci fa questo film al Festival?” Sì, perché Chien è una commedia francese con un protagonista quantomeno buffo, con scene in cui si ride apertamente o perlomeno si sorride e che non potrebbe essere definito horror nemmeno se il protagonista fosse Michael Myers in persona. Questo almeno è quello che ho pensato per buona parte della proiezione. Il motivo per cui è stato presentato al ToHorror, è che il tema portato in scena è di quelli veramente terrificanti e che potrebbe tranquillamente stare alla base di un film dell’orrore: la dominazione di un altro essere umano. Forse per dirla meglio: l’incapacità di un essere umano di non essere dominato da altri.

In un film come Fantozzi di Paolo Villaggio il protagonista è succube del prossimo, in particolare lo è della società industrializzata, ma è tuttavia ben conscio di quali siano i diritti di cui viene privato. Farseli costantemente sottrarre è la conseguenza inevitabile della sua debolezza. In Chien la cosa è invece ancora più agghiacciante, perché il protagonista Jacques è così completamente e naturalmente assoggettato alle altre persone da non avere la minima idea di quali siano i suoi diritti di essere umano. Da parte sua non c’è nessuna frustrazione, rabbia o voglia di rivalsa, ma solo totale asservimento e soddisfazione nel soddisfare gli altri. Non è un caso se nel corso di tutto il film il protagonista non si ribellerà mai ad alcuno, nemmeno di fronte alle umiliazioni e prevaricazioni più bieche, ma lo farà esclusivamente quando si troverà a dover difendere i propri simili.

Il protagonista di Chien è un vinto, un fallito, un pusillanime, ma solo dal punto di vista degli altri: della moglie, del figlio, del direttore di banca, del suo datore di lavoro. Dal suo punto di vista non c’è mai la minima sensazione di sopraffazione, c’è semmai incomprensione e tristezza . Vincent Macaigne è bravissimo nel portare in scena Jacques, lo fa in modo raffinato, senza caricature, creando un personaggio allo stesso tempo poetico e patetico. Le due anime di questa commedia amarissima sono condensate dell’ottimo finale: l’ultimo sogno del protagonista, quello di sentirsi cane all’interno di una famiglia che lo ama come tale.
Credo di aver scordato di dire che Hélène, la moglie del nostro canino personaggio, è Vanessa Paradis (anche produttrice del film) il che aggiunge al tutto un pizzico di fantascienza.