CUENTO DE NAVIDAD – Beetlejuice

CUENTO DE NAVIDAD

Peliculas para no dormir | 6 film per non dormire | Cuento de navidad | Racconto di Natale | Recensione film | Screenshot 1

Ok, con questo episodio di Peliculas para no dormir iniziamo a ragionare. Non fatevi strane idee, stiamo sempre parlando di un episodio da guardare se proprio non si ha niente di meglio da fare, fosse anche tagliarsi le unghie, ma tutto sommato qualche sprazzo interessante c’è. A livello puramente estetico va subito detto che Cuento de navidad fa (male) nel 2006 quello che Stranger Things fa (molto bene) dieci anni dopo e cioè mette in scena tutto il mettibile in scena degli anni ’80: i bambini sfigati, le bici da cross, i meccanismi dei Goonies, le VHS, Karate Kid, i walkie talkie, il patto segreto, le sale giochi, vado avanti? No, non costringetemi… che io a malapena ho apprezzato la suddetta serie di Netflix e ora se vedo un bambino con la giacca a vento e il walkman ho solo voglia di spaccarglielo in testa. La cosa degli anni ’80 finisce però più o meno all’estetica, perché la piega che prende la storia è piuttosto cattivella, e del resto questo fino a prova contraria dovrebbe essere un horror.

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Ci sono diverse cose in queste episodio che potremmo definire stranamente interessanti, che cioè colpiscono per il loro essere un po’ fuori dalle solite righe. Il bambini che si comportano da veri aguzzini per esempio. Chi più chi meno, in fondo fanno tutti quanti una cosa assolutamente scellerata e non scusabile. Certo, l’abbiamo visto in altre occasioni, anche King a volte fa fare cose terribili a qualche ragazzino di Derry o Castle Rock, ma generalmente non ai protagonisti. Poi c’è la commistione con gli zombi e la magia, tutta veicolata da un film in cassetta di serie molto B, un flusso ricorrente di trash televisivo che in qualche modo guida le azioni dei protagonisti. C’è anche qui parecchio di già visto, ma lascia una sensazione diversa da solito (forse è il trash). E infine anche il Babbo Natale, che in fondo avrebbe potuto benissimo essere un uomo, non dico proprio il panzone lappone, ma un Babbo Bastardo qualunque invece sì, è invece una donna. Scelta piuttosto bislacca, sopratutto alla luce della seconda parte del film, quando la storia sfocia nello slasher e la Babba Natale insegue i perdenti per sfogare tutta la sua sete di vendetta. Insomma, lì la scelta più naturale sarebbe stata quella di un Babbo il più tradizionale possibile, in modo da creare un perfetto simbolismo macabro coi bambini, e invece no, non lo fa.
Insomma, senza infamia né lode, ma lasciatemi concludere con una considerazione sul casting. Se fai un film con protagonisti dei bambini, la scelta degli attori è una delle cose davvero importanti. In particolare, se vuoi citare quel tipo di cinema che era basato su casting pazzeschi (Standy by me per fare l’esempio più lampante), devi vederlo come una cosa molto, molto impegnativa. Ecco, in Cuento de navidad siamo di fronte all’impresa epocale di riuscire a scegliere un cast di bambini per i quali non si riesce a provare simpatia mai, nemmeno impegnandosi. Per un motivo o per l’altro nessuno di questi ragazzini si salva. Sono sicurissimo che anche se proiettato in una comunità Amish, qualche spettatore non vedrebbe l’ora che ne finisca morto male almeno uno.

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