Se bastasse avere una buona idea per realizzare una buona opera, il mondo sarebbe pieno zeppo di capolavori. Purtroppo per noi, in campo artistico non è così e il cinema non fa eccezione. Il perché è chiaro: svegliarsi la mattina con in mente un buon soggetto può capitare a un sacco di gente, tutt’altra storia è poi scriverci la sceneggiatura per una pellicola di almeno novanta minuti. Il genere cinematografico a cui questo teorema si applica in modo spietato è la fantascienza. Se delle centinaia di episodi di The Twilight Zone solo qualche decina sono diventati film (di cui quelli degni di questo nome si contano sulle dita di una mano) un motivo ci sarà pure.
Ecco, Radius sembra proprio questo, un bel soggetto che qualcuno ha estratto dal mazzo di The Twilight Zone e ha scelleratamente deciso di farne un lungometraggio. L’incipit della pellicola infatti non è per niente malvagio: Liam si ritrova senza memoria dopo un incidente in auto e lungo il cammino verso casa scopre che le persone sono tutte morte. Qualcosa le ha uccise istantaneamente mentre stavano facendo la vita di tutti i giorni. Una malattia? Un virus? Un’epidemia? Un inizio intrigante e decisamente riuscito, che sicuramente farà felice anche gli amanti dell’horror. Purtroppo la parte interessante finisce qui, precisamente quando scopriamo qual è il ruolo di Liam in questa carneficina, e il problema è che sono passati appena dieci minuti dall’inizio del film.
A questo punto, il protagonista e la sua nuova compagna di viaggio partono all’inevitabile ricerca della loro identità e di una spiegazione alla follia che sta accadendo attorno a loro. In questa parte, anziché sbocciare, Radius diventa una lenta agonia di sceneggiatura, dove quello che succede provoca nello spettatore lo stesso entusiasmo di vedere un pollo che razzola in un cortile. La bella idea iniziale, quella che tra l’altro darebbe anche il titolo alla pellicola, è sfruttata pochissimo (con il concetto di “raggio” mortale si sarebbero potute costruire situazioni e scene molto interessanti) e il tutto si riduce a poco più del classico schema “protagonista deve ritrovare la memoria”. In questo continuo sconforto narrativo, non aiutano nemmeno i personaggi, tra i quali non ce n’è uno per cui si possa provare davvero un minimo di empatia o simpatia. Anche la capacità recitativa del cast, se escludiamo forse i protagonisti, è talmente vicina alla soglia Final Destination (una soglia di accettabilità di cui detengo il copyright) che è impossibile non desiderare sangue, morte e distruzione su tutti quanti una volte per tutte. Un po’ di pepe alla vicenda viene dato dai flash del passato che ogni tanto riaffiorano nella mente dei due protagonisti e che, sebbene non siano in grado di risollevare del tutto un plot senza speranza, perlomeno fungono da sveglia al torpore che affligge la visione.
E poi certo, c’è la spiegazione finale e in particolare il fuoco d’artificio del twist, ma qui mi tocca mettere il cartello spoiler per chi sta leggendo la recensione prima di vedere Radius (sempre ammesso che abbia davvero novanta minuti di tempo da buttare). Gli sceneggiatori Caroline Labrèche e Steeve Léonard, anche registi della pellicola, devono aver fatto un pensiero comune a certi cuochi improvvisati, che dopo aver cucinato un piatto insulso e sciapo pensano che aggiungendo una bella dose di peperoncino tutto si sistemi. E quindi spuntano gemella e serial killer, wow, bomba delle bombe, due al prezzo di uno. E guarda un po’ non sono due a caso, no, sono proprio i nostri due protagonisti, perché quel fulmine pazzerello ha colpito proprio due casi umani come loro. Non fraintendetemi, io sono di bocca buona e di zozzerie nei film horror e di fantascienza ne ho viste a pacchi, il problema come sempre non è mai cosa racconti, ma come lo racconti e quanto riesci a renderlo verosimile agli occhi degli spettatori. Ecco, in Radius quello che ci viene raccontato non convince e l’unica conseguenza è far apparire davanti ai nostri occhi increduli una grande scritta in cinemascope con le parole “WHAT THE FUCK?”.
Sebbene lo abbia appena fatto, la verità è che io non amo parlare male dei film brutti. Fare recensioni negative è terribilmente deprimente, perché si ha sempre l’impressione di perdere tempo a farle e di aver perso tempo a vedere il film. Questa in effetti doveva inizialmente essere solo una mini-recensione, giusto per mettere in guardia gli sparuti lettori da cosa si rischia guardando Radius. Se ho speso più parole del previsto è probabilmente perché in questo mezzo disastro si intravede del buono. Il fatto per esempio che il fulmine faccia nascere in Liam un superpotere letale è un concetto interessante e anche un po’ filosofico. Come se quella scarica fosse riuscita a separare la parte malvagia dalla sua identità e avesse lasciato al protagonista un’arma incredibile ma anche una mente sana. Di fatto Liam è ancora un terribile assassino, e decisamente anche più potente di prima, ma lo è suo malgrado, perché gli omicidi non derivano dalla sua volontà (e qui si potrebbe aprire un dibattito su quanto un serial killer decida davvero di fare ciò che fa).
Insomma, niente di grave, il cuoco si è impegnato ma il piatto è venuto una mezza schifezza. Capita. Io comunque faccio sempre il tifo per chi cerca di cucinare film così e aspetto trepidante il prossimo piatto di questa coppia di registi.
Sul fatto che purtroppo la bellissima idea non venga sfruttata al meglio ti do ragione, ma vederlo non è stato tempo perso, ci sono ben altre zozzerie in giro e ben peggiori..
Sì, hai assolutamente ragione Pietro, c’è molto ma molto di peggio. Forse sono stato fin troppo duro, ma a me la fantascienza di questo tipo piace molto e mi è sembrata quindi una grande occasione sprecata 😉